Aprendo l'ultima porta dell'enorme appartamento mi trovo sull'altopiano a perdita d'occhio. Nessuno mi si fa incontro ma un piccolo veliero è incagliato in una nuvola; e questo è quasi un saluto immaginario. La terra è sepolta come una bocca devastata dalla sete: nel disegno asciutto del craquelet s'aprono dei fiori barocchi. Io incomincio a percorrere il paesaggio in senso longitudinale. La mia temperatura è alta, io inciampo sul singhiozzante tessuto d'argilla del luogo. Infine, scorgo il mio amico Enea.
E' seduto su un grande masso di pietra e ha fra le mani un fucile da caccia che intaglia con un coltello per farne uno zufolo. Come mi scorge si alza e mi si fa incontro con aria stanca, taciturno. Appena sono a tre passi da lui, egli imbraccia il fucile ed ecco che una rosa di colpi mi investe in pieno petto. Le mie orecchie ronzano e una musica straordinariamente carica si scatena nel mio essere. Enea mi abbraccia e sorride misteriosamente, quindi io riprendo il cammino con lui e parliamo insieme per ingannare il tempo.
- L'appuntamento era alle 7 - dice Enea.
- E' che ho sempre sognato di possedere un camion, magari coi vetri tappezzati di "pin - ups". Malauguratamente sono un intellettuale fottuto- rispondo.
- Potresti adornarlo di vetrate gotiche. Egli sorride, allegramente.
- Che hai scoperto?
- La dentatura del pianoforte non è limitata come credevamo. Essa è come una scala che si immerge nell'acqua d'un lago: non puoi nè hai il diritto di dire DOVE finisca. Può essere lunga dei chilometri...
- E il clavicembalo?
- E' la stessa cosa. Infine... ti spiegherò ogni cosa cammin facendo. Ogni cosa a suo tempo. Anche la tromba non è che un frammento delle viscere...
- Che ora è?
Enea cava di tasca una bussola. L'ago magnetico segna il nord.
- Nord. E' quasi l'ora. Una corriera ci porterà dall'altro lato.
- Quale lato?
- Della cortina. Della cortina di nebbia. Qui ce n'è sempre tanta. Ho da mostrarti anche il sepolcro della tua amata. Tutto dall'altra parte di questa regione
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